La strategia emergente: dare forma al cambiamento

In un mondo in cui tutto cambia in maniera costante e così rapida da lasciarci frastornati, riconoscere il potenziale generativo del cambiamento è il primo passo per garantire la nostra sopravvivenza, il nostro benessere, e dare forma a un futuro che, a sua volta, darà forma a noi (senza annientarci). In questo articolo riassumo i princìpi della strategia emergente proposti da adrienne maree brown nel suo libro Emergent Strategy - shaping change, changing worlds – un testo che, a mio parere, costituisce un'ottima guida per comprendere e dare forma al cambiamento.

adrienne maree brown (lei lo scrive così, tutto minuscolo) è una scrittrice, attivista per la giustizia sociale, guaritrice e doula. Vive a Detroit, negli Stati Uniti, e ha preso parte a molti dei più importanti movimenti sociali, come Black Lives Matter e Occupy Wall Street.

Emergent Strategy è un resoconto e un'esplorazione di ciò che l'autrice ha imparato da queste esperienze come leader e come facilitatrice. Il libro si legge con piacere: spazia dal dare consigli concreti a esplorare idee astratte, e la prosa è inframmezzata da poesie, citazioni, liste, diagrammi, disegni, canzoni e conversazioni. brown si ispira molto a Octavia Butler, scrittrice di fantascienza la cui Parabola del seminatore è al momento sul mio comodino, e a teorie quali la biomimesi e la permacultura

Purtroppo Emergent Strategy non è disponibile in italiano, ma i princìpi della strategia emergente hanno ispirato e influenzato a tal punto il mio lavoro e il mio modo di vedere il mondo che sento il bisogno di raccontarli nella mia lingua madre, così che possano entrare a far parte di discussioni più ampie e portare i loro benefici a più facilitatori, più attivisti, più persone.

Emersione e biomimesi

Comprendere il significato di emersione è il primo passo per apprezzare la strategia emergente.

Emersione è la maniera in cui sistemi complessi e schemi che si ripetono (pattern) nascono da molteplici interazioni relativamente semplici.

Non si tratta di un concetto astratto, anzi, l'emersione è ovunque. L'autrice fornisce esempi tratti dal mondo naturale:

  • Il micelio, cioè l'apparato vegetativo dei funghi, cresce creando una fitta trama di connessioni sottoterra che trasmettono informazioni e rafforzano l'intero sistema.

  • Ogni formica può contare sul lavoro di tutte le altre: l'intera colonia – formata anche da milioni di individui – segue semplici regole che garantiscono il buon funzionamento del formicaio.

  • La felce è formata da tante parti della stessa forma, ripetute a scale diverse: elementi di piccola scala si ripetono a formare l'intero sistema.

  • Il fiore del tarassaco si trasforma in un soffione durante la notte e basta un po' di vento perché i suoi semi si diffondano. È una pianta resiliente, che resiste allo sradicamento e crea le condizioni per moltiplicarsi anche in situazioni avverse.

Nei primi capitoli di Emergent Strategy, brown riesce a convincerci di qualcosa che la società occidentale cerca quotidianamente di farci dimenticare: noi siamo natura. Nonostante ci piaccia di più vederci come leoni – potenti, feroci e decisi a difendere il nostro territorio – sono la nostra interdipendenza, la capacità di adattarci e il desiderio di collaborare che, come per i funghi o le formiche, ci hanno permesso di proliferare sul pianeta Terra.

Il cambiamento di un intero sistema comincia da piccole, impercettibili azioni e relazioni che introducono variazioni agli schemi della vita di tutti i giorni.

Adattarsi in maniera intenzionale

L'adattamento intenzionale è un processo di cambiamento voluto e ricercato, volto a farci stare meglio in una particolare situazione.

Spesso reagiamo al cambiamento con paura e rigidità, lo associamo a una crisi. Prevediamo che il cambiamento avverrà – avviene sempre, è inevitabile – e lo attendiamo con preoccupazione, in un perenne stato d'ansia. Le ragioni di questo comportamento possono essere tante, ma tra le più comuni, secondo brown, c'è la mancanza di chiarezza su dove vogliamo andare. Senza una visione chiara, siamo in balìa degli eventi: possiamo solo reagire a ciò che ci succede intorno. Maggiore è la chiarezza sulla meta, più il gruppo può rilassarsi e collaborare per inventarsi modi innovativi per arrivarci – anche in situazioni di incertezza.

Tuttavia, se la visione è chiara solo a una persona, questa si troverà a dover "tirare" tutti in una direzione – un compito estenuante. Lavorare in maniera decentralizzata richiede un investimento di tempo ed energia nel costruire rapporti di fiducia ma, nel lungo periodo, rende tutto più semplice. In poche parole, un'organizzazione, un movimento, un gruppo devono essere "larghi un centimetro e profondi un chilometro", non "larghi un chilometro e profondi un centimetro". La capacità di un movimento di raggiungere una scala ampia dipende dalla profondità dei rapporti che lo costituiscono, da un lavoro profondo, trasformativo e costante – non da una serie di iniziative vaste e superficiali.

È utile considerare la regola dell'1% di cui ho parlato nel mio ultimo articolo: non tutti collaborano allo stesso modo e con la stessa intensità, ma ciò non vuol dire che non si possa costruire una visione comune e abilitare ciascuno a perseguirla nella maniera più adatta alle proprie inclinazioni, dando priorità alla creazione di rapporti significativi.

I princìpi della strategia emergente

All'inizio del libro, l'autrice enuclea nove princìpi della strategia emergente e dichiara: "li elenco qui con l'aspettativa che crescano". brown si aspetta che i princìpi vengano interpretati da chi li legge, vengano messi in pratica con curiosità e apertura al cambiamento. La traduzione dei princìpi è in grassetto, mentre in corsivo ho aggiunto commenti, riflessioni personali, spiegazioni offerte dall'autrice nei diversi capitoli.

  1. Piccolo è bello. Piccolo è tutto. Il grande è riflesso del piccolo.Ciò che pratichi a livello individuale si riflette nel gruppo. Se vuoi cambiare le dinamiche del gruppo (del mondo!) comincia da te stesso.

  2. Il cambiamento è costante. Sii come l'acqua.Non puoi frenare il cambiamento. Diventa adattabile come l'acqua, che prende la forma del recipiente in cui si trova.

  3. C'è sempre abbastanza tempo per fare la cosa giusta.Non avere paura di cambiare le cose solo perché ci vorrà tanto tempo. Il tempo passerà comunque.

  4. C'è una conversazione che possono fare solo solo queste persone, in questo momento, in questa stanza. Trovala.Chiediti: su chi posso contare? Chi può contare su di me? Quali sono i miei bisogni? Vengono soddisfatti? Se sì, come? Se no, perché no? Da queste domande scaturiscono consapevolezza e la possibilità di una conversazione. Non evitarla.

  5. Non è mai un fallimento; è sempre una lezione.Quando qualcosa va storto, non demoralizzarti. Il cambiamento è costante. Impara, adatta, trasforma, riprova.

  6. Fidati delle persone. Se ti fidi delle persone, esse diventeranno degne della tua fiducia.La fiducia è inserita in un sistema di reciprocità generalizzata, cioè occorre dare fiducia nella speranza (ma senza pretendere) che, prima o poi, ci venga restituita.

  7. Procedi alla stessa velocità della fiducia. Concentrati sulle relazioni fondamentali, più che sulla massa critica. Crea resilienza creando relazioni.La società occidentale ci trasmette i valori di indipendenza, produttività a ogni costo e competitività, ma sono l'interdipendenza e la collaborazione ad averci consentito di sopravvivere finora. Invece di agire, pianificare, elaborare strategie, produrre senza sosta, rallentiamo e concentriamoci su costruire rapporti di fiducia tra i membri del gruppo e tra il gruppo e altri gruppi.

  8. Investi meno energia nella preparazione, e più energia nell'essere presente.Quando qualcuno ti parla, lo stai ascoltando veramente, o stai già pensando alla risposta da dargli?

  9. Ciò a cui presti attenzione crescerà.La strategia emergente è fatta di piccoli cambiamenti. Presta loro attenzione, e li vedrai accumularsi e dare forma al cambiamento.

Cambiare idea, guarire, scardinare paradigmi

brown ritorna al pensiero della sua mentore Grace Lee Boggs sull'umanesimo dialettico – il ciclo di trasformazione collettiva delle convinzioni che si verifica quando raccogliamo nuove informazioni ed esperienze e, nel tempo, comprendiamo e adottiamo una posizione che in precedenza credevamo essere sbagliata. Nel lavoro di Grace, questo ciclo di trasformazione è fondamentale e va coltivato nei giovani e nelle comunità.

In un'epoca in cui chiunque ha un'opinione e può accedere a piattaforme che gli consentono non solo di diffonderla, ma di crearsi la propria "bolla" o "camera dell'eco" piena di sconosciuti che ripetono gli stessi concetti, è ancora più importante considerare il potere guaritore della relazione profonda. Guarire ("healing") non è da intendersi come un processo di auto-correzione, ma come un'esplorazione di parti di noi che, per proteggerci, si sono chiuse, come un gentile invito ad aprirci a nuove esperienze, nuove idee, nuovi sogni.

Guarire significa che ciascuno di noi può portare tutti gli aspetti di sé – anche i più vulnerabili – all'interno del gruppo. Ci viene insegnato che il valore di una persona è proporzionale a quanto essa produce e che le emozioni vanno lasciate fuori dal processo produttivo perché ne minano l'efficienza. Ma, come scrive brown,

Lo sai che la tua esistenza – chi sei, come sei – è di per se stessa un contributo al luogo e alle persone che ti circondano? [...] Stai praticando la generosità e la vulnerabilità per costruire relazioni con gli altri che siano trasparenti, aperte, libere, durevoli?

Il processo di guarigione è fondamentale per scardinare paradigmi che non funzionano più e adottare nuove posizioni. È, insomma, il primo passo per essere dei veri innovatori.

In conclusione

Ciò che più apprezzo di adrienne maree brown è che è un'inguaribile ottimista. Non cede alla disperazione o al cinismo, ma continua a domandarsi come possiamo esercitare la capacità di immaginazione radicale necessaria per sognare insieme e creare futuri migliori.

Da Emergent Strategy sto imparando a:

  • Accettare l'inevitabilità del cambiamento;

  • Mostrare la mia vulnerabilità, rispettare e proteggere quella degli altri;

  • Coltivare una serie di piccole pratiche quotidiane, individuali e collettive, con l'aspettativa che crescano e formino un sistema;

  • Muovermi lentamente e andare a fondo, rinunciando al pensiero basato sull'urgenza per coltivare pratiche costanti;

  • Accettare di sbagliare – come facilitatrice, come collaboratrice, come leader, come essere umano – nella consapevolezza che gli sbagli sono il terreno fertile in cui coltivare la capacità di adattarsi intenzionalmente.

brown riconosce che ogni conversazione, ogni lettura, ogni incontro danno vita a nuovi modi di comprendere e praticare la strategia emergente. Ho voluto condividere queste idee nella speranza che diventino occasioni di dialogo, esplorazione, comprensione reciproca e crescita personale e collettiva.

Riferimenti e approfondimenti

brown, a.m. (2017). Emergent strategy: shaping change, changing worlds. AK Press. https://bit.ly/3hXTru1

Intervista ad adrienne maree brown a For The Wild Podcast (Spotify)

How to Survive the End of the World, il podcast di adrienne maree brown e sua sorella Autumn Brown (Spotify)

Il blog di adrienne maree brown

Grace Lee Boggs (Wikipedia)

Butler, O. (1998/2006). La parabola del seminatore.https://bit.ly/3iLrlTP

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